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Catechesi del 27 febbraio 2011 Ritiro spirituale degli Amici di San Rocco

LA FEDE DEI SEMPLICI E’ LA FORZA DELLA CHIESA


In questo giorno qui a Capriati c’è aria di festa, la gente riversata per le strade ha accolto voi pellegrini oggi giunti per il nostro annuale incontro di spiritualità. E’ un rito che ormai da anni ci vede qui riuniti nell’ultima domenica di febbraio per celebrare le Lodi del Signore Gesù attraverso le vestigia del suo testimone San Rocco. Il tema di riflessione che ho voluto scegliere, in accordo con Sua Eccellenza Mons. Pietro Farina, è: “La fede dei semplici forza della Chiesa”, tema che viene inserito nel contesto della pietà popolare, della quale ha parlato di recente anche Papa Benedetto XVI nella sua bellissima lettera ai seminaristi di tutto il mondo:
«Mantenete pure in voi la sensibilità per la pietà popolare, che è diversa in tutte le culture, ma che è pur sempre molto simile, perché il cuore dell’uomo alla fine è lo stesso. Certo, la pietà popolare tende all’irrazionalità, talvolta forse anche all’esteriorità. Eppure, escluderla è del tutto sbagliato. Attraverso di essa, la fede è entrata nel cuore degli uomini, è diventata parte dei loro sentimenti, delle loro abitudini, del loro comune sentire e vivere. Perciò la pietà popolare è un grande patrimonio della Chiesa. La fede si è fatta carne e sangue. Certamente la pietà popolare deve essere sempre purificata, riferita al centro, ma merita il nostro amore, ed essa rende noi stessi in modo pienamente reale “Popolo di Dio”» (18 ott 2010).
La pietà popolare oggi è messa ai margini della pietà liturgica, senza pensare che la pietà liturgica ha bisogno di essere completata dalla pietà popolare alla quale alcuni guardano con sufficienza. La pietà popolare appartiene alla tradizione della nostra fede cattolica, sollecita tutti i sensi umani. Infatti la nostra fede non si limita alla preghiera, all’interiorità e alla razionalità, ma afferra tutto l’uomo. Tutto l’uomo è chiamato alla santità e così egli deve tendervi con tutti i suoi sensi. Molti per essere “moderni” credono che la pietà popolare sia qualcosa di superato e passo dopo passo la espellono dalla Chiesa. Mi viene in mente il protestantesimo, le chiese evangeliche, con l’abolizione del culto della Madonna e dei Santi, oppure la stessa Italia dove soprattutto nelle città del centro-nord sono state soppresse, nel nome della modernità, pie devozioni fiorite intorno al culto della Madonna e dei Santi, canti tradizionali e processioni, ma gli stessi riti legati all’adorazione o alle feste dell’Eucaristia, i riti della settimana santa, la stessa Via Crucis ridotti oggi a sterili e frettolosi momenti di preghiera. Ci accorgiamo però che lì dove viene praticata solo una “religione razionale” la fede perde forza e prima o poi scompare del tutto. La fede dell’uomo necessita anche di espressioni semplici; proprio per noi cristiani esse sono fondamentali. La pietà popolare è un tesoro della Chiesa che dobbiamo difendere e tramandare ai nostri giovani i quali si accorgerebbero ben presto cosa ha perso la nostra fede se non la si potesse più “toccare con mano”, se non coinvolgesse più l’uomo tutto intero. Certo oggi a causa della vita frenetica e della continua mobilità degli uomini diviene più difficile mantenere vive certe tradizioni preziose e tuttavia più la vita diventa frenetica, più gli uomini hanno bisogno di ritornare alle origini della loro Terra, con i suoi riti e usi. Pensiamo a quanti nella festa liturgica di San Rocco il 16 agosto sentono la necessità vitale di far rientro nel paese d’origine per festeggiare San Rocco, eppure potrebbero partecipare alla celebrazione eucaristica nel luogo dove vivono, ma non sarebbe la stessa cosa, perché ciò che mancherebbe sarebbe proprio il ritorno alle origini, alle tradizioni, che ormai fanno parte del nostro essere, quello che mancherebbe in un posto diverso da quello natio sarebbe proprio la “fede popolare” che ci ha visto crescere e formare. La festa di San Rocco non sarebbe festa se fossimo lontani dal paese dove siamo cresciuti.
Voglio ancora riflettere su un brano dell’Apocalisse, perché ci proietta sulla situazione attuale della fede.
Le tante ideologie anticristiane del nostro tempo, il relativismo imperante, le distrazioni dei giovani, tenderebbero a cancellare nell’uomo l’idea di Dio, divenendo esse stesse dei surrogati di Dio. La Chiesa combatte con tutte le sue forze per mettere in guardia da questi falsi dei che cadranno, come ci viene detto nel capitolo 12 dell’Apocalisse: “Il dragone mette un grande fiume di acqua contro la donna in fuga per travolgerla. E sembra inevitabile che la donna venga annegata in questo fiume. Ma la buona terra assorbe questo fiume ed esso non può nuocere”.
Io penso che il fiume sia facilmente interpretabile: sono queste correnti che dominano tutti e che vogliono far scomparire la fede della Chiesa, la quale non sembra più avere posto davanti alla forza di queste correnti che si impongono come l’unica razionalità, come l’unico modo di vivere. Ma la terra che assorbe queste correnti è la fede dei semplici, che non si lascia travolgere da questi fiumi e salva la Madre e salva il Figlio. Perciò il Salmo recita “la fede dei semplici è la vera saggezza”. Questa saggezza vera della fede semplice, che non si lascia travolgere dalle acque, è la forza della Chiesa.
La devozione a San Rocco ci deve sempre “riferire al centro”, cioè al Signore e alla fede genuina, perché con la sua testimonianza di amore incondizionato a Gesù, San Rocco ci indica la strada verso la santità, verso la felicità. Se riusciremo a vivere una "fede semplice" giorno per giorno, allora veramente cammineremo "come presi per mano da Dio".
 
 
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