Lasciare
la barca della nostra sicurezza
Quando
noi diamo a Gesù onore gloria e potenza allora
diamo l’oro.
Quando siamo stanchi e angosciati dobbiamo ricordarci che Gesù è nato
anche per noi. La mina che veniva usata per le medicazioni
noi la usiamo quando vogliamo fasciare e consolare i fratelli.
Siamo chiamati a manifestare questo amore di Gesù.
Il dono ci viene dato quando noi siamo lontani dal chiedere
e volere del tornaconto. Quindi con il pericolo di non aver
accolto la preghiera di effusione. La misura alta è la
santità, noi dobbiamo donarci non per dovere ma perché il
Signore si è donato a noi.
Mt. 4, 17-22
Chiamata dei primi quattro discepoli
Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli,
Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano
la rete in mare, poiché erano pescatori.
E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di
uomini». Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo
e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo,
loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi
subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.
In questo passo viene descritta la chiamata dei discepoli,
Gesù mentre camminava vide due fratelli e disse loro
di seguirlo perché li avrebbe fatti pescatori di uomini.
Dobbiamo rivisitare la nostra chiamata, la nostra sequela di
Gesù.
Per conversione s’intende il cambiamento di strada per
ritornare a Gesù, abbandonando le nostra necessità di
essere gratificati, cambiando modo di pensare. La strada che
ci consente di realizzare la conversione è l’amore,
ricordandoci che Gesù non è distratto ma si immedesima
nella vita dell’uomo.
Gv 3,1-6
C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo
dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli
disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto
da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai,
se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In
verità, in verità ti dico, se uno non rinasce
dall'alto, non può vedere il regno di Dio». Gli
disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere
quando è vecchio? Può forse entrare una seconda
volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Gli rispose
Gesù: «In verità, in verità ti dico,
se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare
nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne
e quel che è nato dallo Spirito è Spirito.
Questo passo che descrive l’incontro di Gesù con
Nicodemo ci fa riflettere. Oggetto di questo colloquio è la
rinascita, condizione dice Gesù, per entrare nel suo
Regno.
Nicodemo va a trovare Gesù di notte, forse per paura
o perché non voleva creare sospetto, certo è,
che avverte che Gesù ha un grande fascino su di lui.
Lo chiama Rabbì, egli percepisce che non è un
semplice profeta, ma un uomo molto vicino a Dio, altrimenti
non potrebbe fare quelle opere.
La domanda che dobbiamo porci, dopo aver letto il brano di
Giovanni è: “sento nel mio cuore il desiderio
di cercare Gesù e di incontrarlo? O l’ho ridotto
ad una dottrina scontata, ad una teoria?”.
Ed ecco qui la risposta di Gesù: se uno non rinasce
dall’alto, non può vedere il regno di Dio.
Queste parole di Gesù lasciano perplesso Nicodemo tanto
che è confuso, non capisce come è possibile rinascere
di nuovo dal grembo della propria madre.
Gesù e Nicodemo parlano due lingue diverse; Gesù fa
riferimento ad una rinascita spirituale, Nicodemo ad una rinascita
carnale. Gesù sta parlando a Nicodemo dell’acqua
e dello Spirito Santo nel Battesimo, della rinascita che da
la vita nuova.
Anche tu sei chiamato a rinascere e a fare questa esperienza
di creatura nuova; Come?
Chiedendo a Gesù tramite la Chiesa una nuova effusione
di Spirito Santo, una nuova rinascita, (altrimenti non capiremo
mai Gesù ) per avere occhi nuovi un intelligenza nuova,
per non vivere più da schiavi ma da figli di Dio, il
quale ci assicura che ci ama e che quanto chiediamo lui ce
lo darà.
La comunione si realizza rimanendo uniti a lui come i tralci
uniti alla vite.
Non ci possono mancare i due nutrimenti Parola ed Eucaristia
e poi la preghiera.
Lc 11,13
Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone
ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo
Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!».
Ad una chiamata si risponde, e questa risposta a seguire
Gesù,
ci fa domandare al Signore lo Spirito Santo perché,
ci farà rinascere se non lo Spirito Santo, per comprendere
Gesù, la sua logica. E questo è possibile solo
se c’è in noi il desiderio di rinascere.
Ma se sono figlio di Dio, come mai non prego?
Perché non mi rendo conto di essere figlio, non abbiamo
preso questa consapevolezza, pensiamo di essere servi, schiavi.
Ad un figlio non manca il tempo per parlare col padre. E ancora,
quelli che parlano al Padre con le formule, non sono figli,
perché si prega spontaneamente, e questo è possibile
solo con lo Spirito Santo.
Chi ci convince di essere peccatori e ci da la consapevolezza
di essere figli è lo Spirito Santo. Per crescere bisogna
mettersi in cammino sempre guardando a Gesù. Dalla comunione
con lui, nel rimanere con lui, come il tralcio rimane attaccato
alla vite, dipende la crescita della vita nuova. E il Signore
non ci lascia soli ma ci da il nutrimento dell’Eucaristia
e della parola. Senza il nutrimento dell’Eucaristia e
della parola, non c’è crescita.
Se una persona si è rinnovata, non può privarsi
della parola e dell’Eucaristia altrimenti muore. Proviamo
per qualche settimana a non mangiare e a non bere vediamo se
riusciremo a vivere! E questo vale anche per la vita dello
Spirito e molti cristiani muoiono per questo.
Altro nutrimento lo troviamo nella preghiera, attraverso la
quale comprendiamo che Dio ci ama e che il nostro orizzonte è la
vita eterna che Dio ci fa scorgere piano piano con la preghiera.
Non basta seguire i precetti, le feste patronali, leggi e comandamenti,
se il nostro cuore è lontano dal Signore.
Dobbiamo chiedere al Signore di farci riscoprire il nostro
Battesimo, perché cosi possiamo scoprire il nostro essere
sacerdoti re e profeti, perché il nostro cuore possa
aprirsi a Lui e possiamo sentirci veramente figli e non servi.
Gv 4, 6-14
L’incontro di Gesù con la samaritana
Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo.
Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria
ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere».
I suoi discepoli infatti erano andati in città a far
provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come
mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna
samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni
con i Samaritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi
il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi
da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti
avrebbe dato acqua viva».Gli disse la donna: «Signore,
tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo;
da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande
del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve
lui con i suoi figli e il suo gregge?». Rispose Gesù: «Chiunque
beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve
dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete,
anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui
sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».
L’incontro di Gesù con la samaritana è diverso
dagli altri perché c’è più colloquio
per la maggiore attenzione che mostra l’interlocutrice.
Gesù si fa incontrare nel vissuto quotidiano, nella
cronaca giornaliera. Ogni momento della nostra giornata è propizio
per incontrare Gesù, Lui ha il potere di darci la pienezza
di vita.
Gesù ci aspetta al pozzo sempre. Ogni giorno anche noi
come la samaritana viviamo con un anfora vuota di amore e gioia
ma piena di tristezza, paura e anche noi siamo alla ricerca
dell’acqua che non fa venire più sete.
Gesù va oltre le relazioni tra giudei e samaritani,
non si preoccupa dei pregiudizi, va oltre l’occhio sociale,
ci vuole liberi.
L’acqua della vita non va ricercata nel denaro, nel potere
o nelle cose della vita quotidiana. Se cammineremo secondo
lo Spirito Santo Gesù ci darà ogni giorno l’acqua
viva e diventeremo persone che ritroveranno la gioia di vivere.
L’entusiasmo si trova nel Signore, i grattacapi e le
tristezza ce li abbiamo tutti.
Gesù non critica la donna ma le parla e anzi, davanti
alle sue titubanze si rivela cosi come è ovvero il Messia.
Gesù le dice di avere avuto sette mariti, ma non vedendosi
condannata, ella accorgendosi che Gesù era un profeta,
abbandona la brocca e va dalla gente per raccontare quello
che le è successo.
Anche a noi potrebbe accaderci la stessa cosa, anche noi possiamo
svuotare la brocca delle tristezze e riempirla di gioia e allora
anche noi non terremo più questa gioia , ma non potremo
tacere davanti agli altri e diventeremo evangelizzatori, e
andremo dai nostri parente e amici a dire che Gesù ci
ha donato l’amore.
Allora accadrà quello che è capitato anni fa
quando il Signore ci ha incontrati, cosa ci ha cambiati; perché è l’incontro
con Gesù e lo Spirito Santo che ci rinnova.
Chi ha trovato Gesù non può tacere.
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